il lavoro rende liberi

La vita a Berlino scorre normalmente alla vigilia di Natale del 1938, ma tutto sta cambiando. Le leggi razziali del 1935, portano il partito nazionalsocialista a marchiare gli ebrei con un simbolo di disprezzo: la stella a sei punte. Il 30 gennaio 1939 segna l’inizio della Shoah: milioni di persone vengono spogliate della cittadinanza tedesca, dei loro diritti e della loro dignità, diventando strumenti al servizio della produzione bellica. La rappresentazione segue le storie di alcune famiglie di Berlino, come quella di Jacob Abraham. Accanto a lui, il calzolaio, le parrucchiere e altre famiglie ebree cercano di sopravvivere e di resistere alle ingiustizie e alla disumanizzazione imposta dal regime nazista. Pochi saranno i sopravvissuti ai campi, solo i più forti fisicamente e coloro che trovano una ragione per continuare a vivere. Il legame affettivo si rivela la motivazione più potente, permettendo a molti di resistere alle sofferenze più atroci. Questo segno di speranza è più forte del dolore e del nero della malvagità. 

Il testo contiene un cameo del testo di Bertold Brecht della “Bambola Abbandonata”.

Testo

Regia

Filippo
Mussi

Filippo
Mussi